TERRAZZI e GIARDINI PENSILI DAL MONDO: 1000 modi per sfruttare al meglio lo spazio abitativo esterno
Complice questa calda e soleggiata estate, cosa ne pensereste di tornare a casa e godervi un bel terrazzo o giardino (o tutti e due…) pensili?
Una di quelle oasi domestiche dove rilassarsi al tramonto sorseggiando un drink dissetante con gli amici… prendere il sole di giorno…organizzare cenette a lume di candela o allegre grigliatine serali…
Le soluzioni per rendere accogliente, rinfrescante, colorato e comodo il proprio spazio pensile sono tra gli argomenti preferiti da designer e creativi in ogni parte del mondo e spaziano dai grandi terrazzi di grattacieli metropolitani e ville sontuose, fino ai balconcini abbarbicati nei centri storici dei nostri paesini: abbaini che diventano piccoli scrigni di relax, balconi sospesi a decine di piani da terra trasformati in boschetti fluttuanti… E c’è chi ha trovato il modo di sfruttare al meglio il proprio roof garden anche d’inverno, fornendolo di una zona “camino” en plain air!
Per regalarvi un’idea concreta di questo trend in atto nel mondo dell’architettura e del design, abbiamo selezionato una sofisticata quanto curiosa carrellata di terrazzi pensili dal mondo, uno scorcio sugli angoli più privati del pianeta e, perchè no, uno spunto per rendere più bello e funzionale il proprio balcone, terrazzo, giardino…
Buona visione!
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Ecco a voi NUVOLA LIGHT, una curiosa lampada di realizzazione assolutamente artigianale dall’ingegno della designer milanese Malika Novi.
La tecnologia luminosa è quella a LED, in cui le stringhe di luci vengono applicate su un’imbottitura morbida che dona a questa lampada l’effettiva consistenza “soffice” di una nuvola, mentre per il rivestimento esterno sono state utilizzate scaglie adesive in plexiglass che seguono il pattern a mosaico che contraddistingue la lampada.
Di seguito potrete scoprire i passaggi per realizzare questa semplice quanto sorprendente creazione attraverso una serie di immagini!
Per saperne di più… clicca qui!
E’ stato inaugurato nel 2007 ed è il primo museo del design italiano, nato nella sede della Triennale di Milano, da cui prende il nome. Si caratterizza per l’assenza di un ordinamento cronologico o per autore, tanto da mancare di una sezione antologica: per questo, ogni anno Triennale Design Museum si rinnova, si trasforma, modificando le tematiche trattate e gli allestimenti per offrire al visitatore la possibilità di scoprire le eccellenze del design italiano attraverso punti di vista inediti.
Quest’anno, giunto all’VIII edizione nel suo percorso di rinnovamento, la Triennale Design Museum non poteva esimersi dall’allestire una mostra connessa alla coeva Esposizione Universale di Milano.
“Cucine & Ultracorpi” è la mostra, a cura di Germano Celant, e ispirata al libro di fantascienza “L’invasione degli Ultracorpi”, scritto da Jack Finney nel 1955 e all’omonimo film girato da Don Siegel, il cui intento è tracciare l’evoluzione in Italia dei “cospiratori”, cucine ed elettrodomestici, a partire dalle prime fonti documentabili fino al 2015, compresa un’escursione sugli episodi della progettazione che hanno investito l’industria internazionale.
L’allestimento espositivo – inaugurato il 9 aprile 2015 e visibile fino al 21 febbraio 2016- racconta la lenta quanto inesorabile trasformazione degli utensili da cucina in macchine e automi, un vero e proprio “universo di ultracorpi”: dal frigorifero al microonde, dalla caffettiera al tostapane, dal trita rifiuti alle cappe assorbenti, dai bollitori ai mixer, dalle friggitrici alle gelatiere, un tracciato che ricalca la storia del proto-design e, a seguire, del design degli utensili da cucina, dalla prima industrializzazione alla diffusione di massa, dall’automazione all’innovazione digitale.
Un interessante percorso per ripercorrere come la società di metà ‘900 sia stata letteralmente travolta da una repentina transizione dal manuale al tecnologico; per approfondire questo aspetto, la mostra è affiancata da artefatti complementari come pubblicità e manuali, film e documentari, libri e giochi.
Un universo magico e sorprendente messo in scena dallo Studio Italo Rota, per rievocare questo paesaggio meccanizzato – al contempo alieno e ambiguo, utilitario ed ergonomico – che attinge agli ambiti e ai linguaggi più disparati, mostrando risvolti comici e tragicomici, ironici e inquietanti della relazione “essere umano-macchina”: una cucina fantascientifica, i cui esiti erano stati forse predetti da una certa letteratura futuribile ma le cui reali evoluzioni, sono ancora, per fortuna, nelle abili mani di nuove, brillanti generazioni di creativi.
Se per noi è solo il marchio che ha inventato il famigerato “folletto”, per molti, nel resto del mondo, Vorwerk (l’azienda tedesca nata oltre settant’anni fa come produttrice di moquettes), è capace oggi di presentare complementi d’arredo di design di estrema ricercatezza, come nel caso della collezione “Elementary Shapes”. Si tratta di un assortimento di tappeti concepiti come “isole” di colore destinate a delimitare “aree di accoglienza”, ideali per il contesto domestico quanto per quelli di rappresentanza e l’ufficio.
Il creatore è Werner Aisslinger, industrial designer berlinese di fama internazionale, la cui ispirazione è tratta dall’idea che “le forme elementari rientrano nella nostra percezione quotidiana della spazialità architettonica” come già è accaduto nella recente storia del design con l’era del Gruppo Memphis, il collettivo fondato da Ettore Sottsass all’inizio degli anni ’80 a Milano, la cui base estetica si fondava sul mix di colori accesi, forme geometriche e un recupero sapiente del kitsch.
In particolare, i modelli “Mito” e “Leaf”, sono quelli che meglio riassumono la versatilità e la capacità di dare tono e calore anche ad ambientazioni sobrie; si tratta di tappeti che ricalcano forme esistenti in natura ma come il risultato di un interessante “assemblaggio” di figure geometriche, la cui giustapposizione non è dissimulata ma anzi enfatizzata dall’utilizzo di bande in feltro o in materiale luminescente che porzionano il modello in un numero variabile (e personalizzabile) di forme geometriche di base. Il risultato è una stupefacente combinazione di uso intelligente della spazialità ed una interessante accostamento di colori in grado di imprimere all’uso del tappeto, un nuovo significato.
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Jujube easy chair è un assortimento completo di arredi ideali per giardino e per interno disegnato dall’equipe milanese di 4P1B Design Studio per Chairs&More; comprende sofa, poltrone, chaise-longue e sedie caratterizzati da una linea distintiva basata sull’intreccio ortogonale di tubolari in metallo: l’intera collezione presenta infatti uno schienale tubolare che, in base al modello, può variare d’inclinazione, determinando una maggiore o minore prominenza della seduta.
Ma la vera particolarità della collezione è la capacità di adattamento degli elementi che rende Jujube un vero e proprio SISTEMA COMPOSITIVO, in grado di dare vita a innumerevoli soluzioni sia in termini di finiture che a livello strutturale. Per esempio, il sofa potrà avere due sedute, fatto a panca o ottomana, avere due schienali o essere asimmetrico, essere utilizzato all’esterno o all’interno, tutte combinazioni a scelta.
Interessante la lavorazione di materiali e materie prime che rende i prodotti della linea Jujube idonei anche alla “vita all’aperto”, grazie al trattamento di galvanizzazione vissuto dalle lamine di larice, ai tessuti in corda nautica, testati per resistere ai raggi UV e all’umidità.
Una proposta ideale per il giardino che, per la qualità delle materie prime, l’assortimento di colori e la possibilità di personalizzazione, si pone come una vera e propria collezione di mobili di design, perfettamente adattabile anche al contesto interno.
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Un originale impianto d’illuminazione a sospensione per l’ufficio firmato Gerd Couckhuyt realizzato per Modular Lighting Instruments che supera l’orientamento minimalista nel design per ufficio.
Nel panorama del design per ufficio in cui fanno da padrone le linee austere e minimali, il designer belga Gerd Couckhuyt ha realizzato, per l’azienda Modular Lighting Instruments, un’elegante lampada a LED a sospensione; Vaeder – un gioco di parole che mutua il termine inglese “evade”- è il risultato dell’intersezione tra le simbologie arcaiche di uomo (/\) e donna (\/), con una risultante che evoca il motivo a nido d’ape. Dice Couckhuyt “Come potete vedere nella parte frontale dell’impianto, queste forme si legano l’una all’altra come in un abbraccio creando, allo stesso tempo, uno spazio di sospensione tra uomo/donna e, metaforicamente, tra predominante/elegante”.
Non è la prima volta che Modular Lighting Instruments propone un prodotto da ufficio il cui disegno ricalca un elemento tratto dalla natura: inoltre, il guscio dell’impianto, disponibile in bianco e in nero (recentemente anche in grigio), è stato pensato per essere combinato con la parte interna ad alveare, offrendo quindi la possibilità di giocare sull’alternanza cromatica e sull’ulteriore contrasto derivante dalla presenza delle luci.
Il congegno di illuminazione consiste in due file di luci al LED visibili e un diffusore sottile; in luogo di proiettare un fascio di luce potente, l’impianto offre piuttosto un tipo di illuminazione ideale per l’ufficio ad intensità regolabile. La versatilità e l’eleganza di questo impianto a risparmio energetico, lo rendono ideale anche per l’illuminazione dell’ufficio domestico e, senza dubbio, ne fanno un prodotto di alta gamma con un potenziale decisamente ad alte prestazioni.
Per approfondire l’argomento, http://www.supermodular.com/en/home/
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